Perché attraggo sempre lo stesso tipo di partner?

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“Perchè attraggo sempre lo stesso tipo di partner?” Ci sono domande che non ci lasciano in pace.

Che si ripresentano puntuali dopo l’ennesimo rapporto finito, oppure si affacciano nel cuore di una relazione che sembra funzionare ma ha dentro un sapore già noto.

Una di queste, che spesso mi sento rivolgere da chi arriva in consulto, è: “Perché attraggo sempre lo stesso tipo di partner?”

Non è una domanda banale, tutt’altro. E’ un interrogativo che merita la massima attenzione perché non riguarda solo la vita relazionale e affettiva  ma l’immagine di noi che si riflette attraverso l’altro.

Le relazioni come specchi di parti interiori

La relazione non è mai qualcosa che semplicemente “ci capita”, ma qualcosa che ci risuona.

Erroneamente, siamo soliti pensare che se una cosa ci risuona allora ci appartiene, ci fa bene, è “giusta per noi”.

Ma la risonanza non è sempre un’armonia luminosa. A volte risuona ciò che conosciamo da sempre, anche se ci fa soffrire.

Può risuonare un vuoto, un bisogno antico, un dolore non ancora compreso.

Attiriamo — o scegliamo — ciò che vibra in sintonia con qualcosa che ci abita, anche se non sempre ne siamo consapevoli, e che ha un legame con la nostra storia.

Spesso, quello che chiamiamo “partner sbagliato” è in realtà il portavoce  di un nostro nodo interiore ancora non integrato.

Quando un’esperienza che genera frustrazione, malessere o dolore si ripete più volte, in forme simili e con esiti che si assomigliano, non siamo più di fronte a un’eccezione, a una “coincidenza” o a un caso di sfortuna.

Siamo davanti al segnale che un copione interno sta cercando di manifestarsi.

Qualcosa in noi continua a scegliere — o ad attrarre — dinamiche che parlano di un bisogno, di una ferita, o di un’idea relazionale che non abbiamo ancora messo in discussione.

Può trattarsi di:

  • un bisogno non riconosciuto: sicurezza, fusione, autonomia, idealizzazione…
  • un copione familiare che continua a ripetersi sotto forme nuove ma note
  • un tratto di noi che proiettiamo sull’altro, perché non sappiamo ancora viverlo o accoglierlo dentro.
La casa VII… e non solo

La nostra attitudine e la nostra capacità di stare in relazione non si leggono in un solo punto del tema natale.

Ogni elemento — la Luna, Venere, Marte, gli aspetti tra pianeti personali — racconta qualcosa del nostro modo di entrare in contatto con l’altro.

Ma la casa VII ha un ruolo centrale, perché rappresenta il momento in cui l’Io incontra l’Altro.

Dopo il viaggio nelle prime sei case, l’individuo si apre al confronto: scopre che non può conoscersi fino in fondo senza specchiarsi.

È la casa dove si manifesta il bisogno di legame ma anche il luogo delle proiezioni, cioè di ciò che ci sembra “altro da noi” ma in realtà ci appartiene.

Segni e pianeti in casa VII  mostrano le qualità che desideriamo integrare per sentirci interi, chi ci attrae, cosa cerchiamo in una relazione e cosa tendiamo ad aspettarci ma soprattutto di chi diventiamo attraverso l’incontro.

Se, per esempio, abbiamo un Marte dominante in casa VII, potremmo attrarre sempre  persone decise, forti, talvolta aggressive, e sentirci sempre un passo indietro.

Una domanda utile, in questi casi, non è tanto “Perché mi capita?” quanto “Quale parte di me si sta esprimendo attraverso quell’altro?” E ancora  “E cosa accadrebbe se potessi finalmente integrarla dentro di me?”

Le relazioni che si ripetono non sono un semplice errore

Per molti arriva il momento, dopo un certo numero di esperienze simili, in cui qualcosa dentro si muove e ci si sente pronti a guardare le cose da un’altra visuale.

Ma non sempre è così. Alcune persone continuano a ripetere dinamiche simili senza riuscire a cogliere il legame profondo tra le esperienze. Non vedono la ripetizione, oppure la vedono ma non riescono a darle un significato.

In questi casi, l’astrologia può offrire una visione illuminante, non giudicante, per aiutarci a riconoscere la coerenza simbolica che si nasconde dentro le nostre scelte.

E quando ci chiediamo “Perché attraggo sempre lo stesso tipo di partner?”, questa visione simbolica può diventare uno strumento prezioso per leggere ciò che accade a un altro livello.

Ci aiuta a vedere perché siamo attratti da certe dinamiche e soprattutto cosa ci stanno raccontando di noi, anche quando ancora non sappiamo ascoltarci.

A volte scegliamo sempre lo stesso tipo di partner perché stiamo cercando — nel modo che conosciamo — di ricomporre un’antica ferita.

Altre volte, perché quella relazione ci permette di restare in una zona conosciuta, anche se dolorosa. Meglio qualcosa che somiglia a casa — anche se fa male —che l’incertezza del nuovo.

Altre ancora, perché una parte di noi ha bisogno di sperimentare fino in fondo un archetipo prima di poterlo trascendere davvero e smettere di viverlo in forma compulsiva.

Imparare a riconoscersi

Quando guardiamo il nostro tema natale, possiamo farlo con uno sguardo giudicante: “Ecco, ho Venere quadrata a Saturno, quindi sono condannata”.

Oppure possiamo usarlo come specchio simbolico di un percorso in divenire.

Non per etichettare le nostre scelte, ma per comprendere da dove vengono e cosa significano davvero. Per cominciare a incontrare in noi la parte che le diverse relazioni ripetitive cercano di risvegliare.

Allora non si tratta più di spezzare un copione, ma di riscriverlo consapevolmente. E questo è un atto d’amore verso se stessi, il primo, forse, davvero trasformativo.

Un aspetto centrale che voglio evidenziare è che in un’ottica realmente umanistica non  possiamo legittimare la sofferenza come se fosse “necessaria” o “giusta”, né possiamo banalizzare esperienze.

Al contrario, la consapevolezza serve proprio per uscire dal dolore che si ripete e per riconoscere quando è tempo di dire basta.  

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